Intervista alla Dr. Karin Martin - Chi è e cosa fa un consulente in bilinguismo/multilinguismo?

Dr. Karin Martin, consulente in bilinguismo, bilingualism matters, bilinguismo

Buongiorno,

dopo un o' di tempo torno a scrivere su queste pagine e torno con una intervista che mi sta particolarmente a cuore, non solo perché conosco Karin personalmente, ma perché penso ci sia un grande bisogno di chiarezza.

In questi ultimi anni la figura del consulente in bilinguismo, ha preso sempre più piede, ma non tutti i consulenti che ho visto proclamarsi tali hanno le competenze per farlo effettivamente e quindi ho fortemente voluto che le famiglie, gli insegnanti e le istituzioni che volessero avvalersi di questa figura avessero una sorta di inquadramento, degli input per poter valutare serenamente a chi rivolgersi e fare la scelta più adeguata. 

Il primo incontro con la Dr. Martin è avvenuto circa sei anni fa, dopo la nascita di mia figlia, ci trovavamo nel nord della Germania a quel tempo, ho sentito l'esigenza di capire cosa fosse educare nel bilinguismo e come approcciarmi per poter garantire alla mia bambina le scelte migliori per noi.
In Karin ho trovato empatia, professionalità, passione per il suo lavoro e una grande capacità d'ascolto attivo per questo motivo e per averla conosciuta ancor meglio grazie al suo progetto "Intervista all'esperto di bilinguismo e multilinguismo" del quale sono collaboratrice scientifica e organizzativa.



Ma chi è la Dr. Karin Martin?

Karin Martin è appassionata di lingue straniere e crede che conoscere più lingue e culture significhi diventare persone più aperte e cittadini migliori di questo pianeta. 
Come linguista-imprenditrice, si considera un ponte tra la ricerca e le persone: lavora come formatrice e consulente nel campo del multilinguismo. Ama sostenere le famiglie che si spostano in tutto il mondo e che crescono i loro figli con più di una lingua. 
È docente e ricercatrice senior presso l'Università di Scienze Applicate della Carinzia, dove insegna lingua e cultura italiana e conduce ricerche nel campo del multilinguismo e dell'interculturalità.

J: Buongiorno Karin e benvenuta!

K: Grazie mille Jessica e grazie a te per l'invito!

J: Mi racconti qual è stata la tua formazione accademica, per diventare consulente in bilinguismo/plurilinguismo e quanto tempo è durata?

K: La mia formazione accademica è iniziata nel 2000 e non credo sia terminata. Sono convinta che non si finisca mai di imparare e che ci sia sempre spazio per migliorarsi, soprattutto facendo un lavoro a contatto con le persone. 
Inoltre la ricerca scientifica nell’ambito del multilinguismo avanza piuttosto velocemente, grazie anche alle nuove tecnologie per lo studio dell’attività cerebrale e al fatto che queste tematiche stanno finalmente ricevendo l’attenzione che meritano. 
La mia attività di consulente e formatrice in multilinguismo non è stata pianificata, ma è nata piuttosto da un’esigenza che ho individuato nelle mie esperienze all’estero, quella di riempire il “gap”, il divario, tra i risultati della ricerca e le persone che effettivamente hanno bisogno di queste informazioni. 
La mia passione per questo tema viene dalla mia infanzia, quando rimanevo affascinata da qualche famigliare che sentivo parlare in un’altra lingua o dalla compagna di scuola che si era appena trasferita nel mio paese di origine, e che sapeva parlare tedesco. Provavo una grande ammirazione e anche un pizzico di invidia.
Il mio percorso universitario è iniziato con una laurea triennale in lingue e culture straniere, grazie alla quale ho potuto vivere e studiare all’estero in diversi paesi. Dopo un’esperienza professionale come espatriata in Spagna, mi sono iscritta alla Laurea specialistica in Linguistica perché sentivo il bisogno di approfondire il tema dell’acquisizione e dell’apprendimento delle lingue. 
La laurea specialistica in Linguistica mi ha aperto un mondo, anzi due: quello della ricerca sul bilinguismo e quello della dislessia evolutiva. Dopo un’altra esperienza come espatriata in Francia, ho poi proseguito la mia formazione con un Dottorato di Ricerca in Linguistica a Verona in cui ho congiunto questi due mondi lavorando ad un protocollo sperimentale. 
Da quel momento non ho mai smesso di studiare questi temi e cerco di partecipare ogni anno a seminari, congressi internazionali e scuole estive per restare aggiornata.
In seguito ho arricchito la mia formazione con diversi corsi di specializzazione che mi sono oggi molto utili per lavorare con le famiglie, gli educatori e gli insegnanti: per esempio corsi di letteratura per l’infanzia, sulla scrittura nei bambini e sull’educazione inclusiva, ma anche seminari sulla comunicazione interculturale, su come lavorare al meglio con persone di diversa cultura e sul tema della migrazione.
Recentemente ho frequentato il corso per diventare Neurolanguage Coach, che mi è stato estremamente utile per acquisire delle competenze nell’ambito del coaching e poi applicarle quando lavoro con le famiglie che scelgono un’educazione plurilingue per i loro figli. 
Il mio compito è quello di vedere la situazione da fuori e da lontano, con oggettività, restando nel processo di facilitazione e aiutando i genitori a trovare consapevolezza. Credo sia importante restare neutra e non attingere all’esperienza personale, altrimenti si rischia di assolutizzarla.

J: Che mansioni svolge un consulente in bilinguismo e plurilinguismo?

K: Il consulente e formatore in bilinguismo e plurilinguismo non è (ancora) una figura regolamentata ufficialmente, molto spesso io e i colleghi ci troviamo in difficoltà a spiegare il nostro lavoro. 
Se dovessi riassumere brevemente le mansioni principali direi che sono: informare, formare, supportare e accompagnare
Dipende però dal cliente finale. Se si tratta di una consulenza per una famiglia, aggiungerei anche i compiti di ascoltare, accogliere e rassicurare. 
Molto spesso le famiglie vivono situazioni spiacevoli che non sanno come gestire e quindi lo spazio della consulenza diventa non solo un luogo in cui dare consigli e informazioni, ma anche un momento in cui trovare conforto e supporto morale.
Quando invece lavoro con le scuole o gli asili, si tratta di fare formazione agli insegnanti e agli educatori, che non sempre hanno acquisito una preparazione adeguata e specifica sul tema del multilinguismo durante il loro percorso educativo e professionale. 
In quel caso la mansione principale è quella di fornire gli strumenti più adatti per supportare il multilinguismo dei loro alunni. Lo stesso vale per i corsi di formazione che tengo in altri istituti e a cui partecipa un pubblico diversificato formato da logopedisti, educatori, insegnanti di sostegno e tutor didattici.

J: Con quali professionisti si trova a collaborare un consulente in bi/ plurilinguismo?

K: Ritengo che la collaborazione con altri professionisti sia fondamentale, così come è fondamentale rispettare il ruolo degli altri colleghi. 
Nella mia esperienza, mi è capitato di collaborare con logopedisti e insegnanti. 
Se per esempio noto che durante una consulenza una famiglia si aspetta da me delle risposte che io non posso dare, la indirizzo al collega più adatto. 
Per fare un esempio, io non sono logopedista e non sono formata per fare nessuna diagnosi, e se una famiglia sente il bisogno di consultare uno specialista di questo tipo sono felice di indirizzarla ad uno dei miei contatti specializzati.

J: Quali sono gli aspetti più complessi del tuo lavoro?

K: Il lavoro come consulente e formatrice in multilinguismo diventa complesso quando non si riesce a stabilire una base di comunicazione comune. 
Mi è capitato di avere alcuni insegnanti ai miei corsi di formazione che facevano fatica ad accettare l’importanza di accogliere tutte le lingue nel gruppo classe, anche quelle che a loro non piacciono. 
Senza entrare nel dettaglio, era evidente come alcuni aspetti privati dell’insegnante, quali atteggiamenti e pensieri di natura politica nei confronti di alcune lingue e culture, influissero anche nel loro ambito professionale. Teoricamente l’educazione dovrebbe avere lo scopo di aiutare i piccoli individui a sviluppare il loro massimo potenziale, senza pregiudizi e senza discriminazioni, ma ho notato che a volte risulta difficile per quelle persone che non riescono a lavorare in maniera neutra senza farsi influenzare dalle ideologie. Con queste persone è importante fare un grande lavoro di consapevolezza partendo dallo sradicamento dei miti sul multilinguismo.

Al contrario il lavoro con le famiglie risulta un po’ meno complesso e veramente gratificante. 
Può però capitare che al sentirsi raccontare storie tristi capitate ai bambini, ci si senta trascinati da un travolgente sentimento di compassione e dalla volontà di mostrare la massima empatia e commiserazione. 
Naturalmente è importante ascoltare e supportare le famiglie durante questi momenti difficili da gestire, ma è ancora più importante mantenere un atteggiamento professionale da persona che rimane esterna ai fatti, con l’obiettivo di fornire gli strumenti più adatti a superare le difficoltà. 
Come dicevo poc’anzi, il mio ruolo è quello di restare nel processo di facilitazione e vedere le problematiche della famiglia da fuori, per aiutarla a trovare gli strumenti migliori.

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J: Quali caratteristiche dovrebbe avere secondo te un professionista del tuo campo?

K: Come prima cosa dovrebbe avere una formazione specifica nell’ambito della linguistica e in particolare sul tema del bilinguismo e multilinguismo. 
Essere un insegnante di lingua o essere cresciuto con più di una lingua non basta. 
La formazione per insegnante di lingua non è la stessa del linguista, anche se possono esserci delle sovrapposizioni. 
In genere la formazione per diventare insegnante di lingue prevede dei moduli sulla glottodidattica, le fondamenta della psicolinguistica, i diversi approcci e le diverse metodologie, la gestione della classe, le tecnologie e naturalmente i metodi di valutazione e certificazione.
Una formazione in linguistica prevede una preparazione avanzata sulle teorie e i metodi di indagine per lo studio scientifico del linguaggio in tutte le sue manifestazioni. 
Questo significa che il linguista affronta lo studio approfondito delle diverse teorie linguistiche, sviluppa una capacità di analisi metalinguistica in diversi settori, tra cui insegnamento e ricerca, ma anche nell’ambito relativo a problematiche linguistiche di rilevanza sociale. 
Si studiano i vari livelli di analisi del linguaggio, le tappe dell'apprendimento delle lingue straniere, per poi essere in grado di riconoscere il profilo linguistico e cognitivo di un apprendente bilingue oppure affetto da disturbi del linguaggio e dell'apprendimento. 
Si studiano e si imparano ad applicare anche competenze di carattere psicologico.
È importante poi approfondire il tema attraverso seminari e corsi di specializzazione, scuole estive proposte dalle varie università nel mondo o addirittura con master di alto livello, proprio per restare aggiornati sul mondo della ricerca scientifica in ambito di bilinguismo e multilinguismo.
Crescere con più di una lingua ti conferisce l’esperienza diretta di acquisizione linguistica plurilingue, ma non ti dà la formazione che ho appena menzionato. Anzi, si potrebbe avere la tendenza a voler consigliare le persone in base alla propria esperienza personale, rischiando di fare sentire inadeguato chi si è rivolto a noi o addirittura di creare ulteriore confusione. 
Sono fortemente convinta che il consulente in multilinguismo dovrebbe essere una persona esterna alla famiglia che si assume il ruolo di accompagnatore durante il percorso, sapendo individuare le difficoltà, i bisogni e le speranze della famiglia, proponendo delle soluzioni che sarà poi la famiglia stessa a decidere di mettere in pratica.
Altre caratteristiche a mio parere fondamentali sono: esperienza pluriennale come espatriato/a, conoscere diverse culture e parlare diverse lingue, essere una persona empatica, avere voglia di imparare, avere la capacità di mettersi in discussione, passione per il tema, costante aggiornamento, formazione continua e, idealmente, esperienza nell’ambito delle scuole internazionali, dato che molte famiglie hanno bisogno di informazioni anche su questo.


J: Credi in una formazione continua?

K: Assolutamente sì, credo che la formazione continua sia estremamente rilevante in qualsiasi ambito professionale. 
Aggiornare le proprie conoscenze, competenze e abilità ci permette di lavorare in modo più consapevole, più efficiente e più sensibile. 
Ci aiuta a stare al passo con i rapidi cambiamenti della società complessa in cui viviamo e a rispondere velocemente alle nuove esigenze e i nuovi bisogni che si creano.

J: Qual è l'aspetto che vorresti evidenziare e che più ti piace del tuo lavoro?

K: L’aspetto che preferisco del mio lavoro è il sospiro di sollievo e il sorriso di gioia che mi capita di sperimentare dopo una consulenza con una famiglia che sta crescendo i figli con più di una lingua.
A volte mi sento come se avessi tolto loro un peso dal cuore. 
Non so se è veramente così, ma mi piace pensare che quel sorriso e quel “grazie di cuore”, siano la conferma di aver potuto aiutare qualcuno. 
Una famiglia, e soprattutto una mamma, che si sente sicura delle proprie scelte e del modo in cui ha deciso di crescere i suoi bambini, vedrà crescere persone empatiche, curiose, positive e aperte alla diversità, non solo linguistica. 
Quindi in qualche modo, grazie al mio lavoro, mi sembra di contribuire nel mio piccolo a migliorare il mondo in cui viviamo. 
È una grande responsabilità!

J: Consigli per chi vorrebbe diventare un consulente in bilinguismo/plurilinguismo?

K: Il primo consiglio è quello di formarsi attraverso corsi e master universitari, e di tener presente che la formazione deve essere continua e in costante aggiornamento. Poi consiglierei di contattare “Bilingualism Matters” nelle sedi italiane dal nome “Bilinguismo Conta” e chiedere se esiste la possibilità di collaborare. 
Credo sia fondamentale acquisire velocemente esperienza sul campo, che sia a contatto con le famiglie o collaborando per i progetti nelle scuole. 
Infatti studiare il bilinguismo sui libri in maniera teorica è una cosa, ascoltare una mamma preoccupata perché il figlio è stato deriso a scuola per il suo accento e non ci vuole più tornare, è un’altra. 
Studiare i progetti ricerca-azione sui volumi utilissimi pubblicati in questo ambito è una cosa, sentirsi dire dagli insegnanti che non hanno risorse, né tempo né energie per mettere in pratica quello che gli viene proposto, è un’altra.

Insomma, è importante entrare in contatto con le diverse realtà del bilinguismo e multilinguismo, perché le strade, i contesti, le problematiche e le esigenze possono essere davvero molto diverse tra loro.
 Se si vive all’estero, proverei a contattare i centri di accoglienza e le associazioni internazionali che offrono servizi a chi si trasferisce nel paese in questione, e chiedere se sono interessati ad una collaborazione di qualche tipo su questa tematica. 
Come dicevo all’inizio, non è una professione regolamentata e ben definita, ci vuole anche un po’ di creatività.

J: Karin , siamo al termine dell'intervista e mi piacerebbe che ci parlassi dell'ultimo progetto al quale hai lavorato.

K: In questo ultimo anno ho lavorato assiduamente alla creazione di un video corso sul tema del multilinguismo, rivolto alle mamme che stanno crescendo i loro figli con più di una lingua. 
Ho sentito l’esigenza di creare un prodotto che fosse usufruibile in modo completamente indipendente per andare in conto alle esigenze delle mamme e i loro piccoli poliglotti. Non sempre hanno il tempo di passare un’ora con me su zoom, oppure possono accadere degli imprevisti.

Così ho creato “L’avventura del multilinguismo: cresci figli poliglotti con la tua mappa verso la serenità”, un percorso in 38 video di massimo 10 minuti ciascuno che ha l’obiettivo di rispondere a molte delle domande che le famiglie si pongono su questo tema, per poi aiutarle a creare la strategia familiare più adatta per gestire le diverse lingue in famiglia. 
Inoltre ho estratto dei capitoli del video corso e li ho resi gratuiti in modo che le persone possano farsi un’idea di come lavoro e di cosa troveranno nel video corso. Questi estratti sono raccolti nel mini videocorso gratuito “Mamma fiduciosa, bilingui sereni” in cui spiego le 3 cose fondamentali di cui una mamma ha bisogno per sostenere il bilinguismo dei suoi bambini! In pratica si tratta di sette brevi video e un workbook in cui spiego come sviluppare un atteggiamento positivo sul tema del bilinguismo, come funziona l’acquisizione linguistica dei bambini e come creare un PDA, piano d’azione. 
Chi volesse ricevere i sette capitoli del video corso può farlo attraverso questo modulo: QUI

Grazie mille Karin per il tuo tempo e per la tua disponibilità!

Dove puoi trovare Karin?
Web: https://www.multilingualgarden.com/
FB: the multilingual garden & il giardino multilingue
Instagram: https://instagram.com/ilgiardinomultilingue 

Spero che questa intervista ti sia d'aiuto e sia di tuo interesse, alla prossima!

Jessica




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